Prese il telefono e compose il numero di lei. La suoneria ronzava debolmente dall’interno della stanza. Il suo cellulare era sul tavolino, con lo schermo scuro. L’aveva dimenticato! Quella non era Lina, non era la donna che aveva baciato un’ora prima. Era qualcuno… squilibrato. Qualcuno che correva senza un piano.
Depressione post-partum? Il pensiero giunse inaspettato, assurdo nella sua improvvisa attualità. Non c’erano state avvisaglie, né ombre nel suo sorriso. Eppure, come spiegare altrimenti tutto questo? La immaginava mentre si allontanava per i corridoi, stringendo la figlia. Le spire del panico si strinsero intorno a lui: la bambina aveva freddo? Aveva fame? Era al sicuro?