Lo stereo emise un altro fruscio: cerniere, carte che si mescolavano, quasi una voce tagliata. Sua zia si strinse al petto i suoi portagioie. “Per sicurezza”, insistette. Lo zio sgranò gli occhi, ma seguì il suo esempio, intascando uno degli orologi di Marco. La paura li rese entrambi dei ladri, che si affannavano a proteggere ciò che non era loro.
Alla fine si ritirarono di sopra, borbottando scuse. “Domani sistemeremo gli atti. Domani gli avvocati spiegheranno tutto” Lei chiuse a chiave la porta della camera da letto e la ricontrollò tre volte. Lui appoggiò la mazza da golf sul comò come una baionetta. A letto sussurrarono, con il respiro corto. Sotto, Marco preparò il secondo atto.