La seppellì sotto la vecchia quercia dove la luce del mattino indugiava. Il personale si riunì in silenzio: alcuni in lacrime, altri in silenzio, persino il direttore si tolse il cappello. Quella notte, i leoni ruggirono per ore, con le loro voci che rimbombavano nello zoo come un tuono. Altri lo considerarono irrequietezza o fame. Ethan lo sapeva bene. Era dolore.
Lo zoo andò avanti, come fanno sempre le istituzioni, a caccia di nuove attrazioni e titoli di giornale. Ma Ethan tornava spesso all’albero di Bella, seduto nel silenzio e in ascolto. I ruggiti dei leoni erano più profondi ora, appesantiti dal peso della maturità, eppure in essi sentiva sempre qualcosa di più dolce.