Discutemmo se vietarglielo o meno. Martin si schierò a favore, stringendo i pugni. “Ha diciannove anni”, gli ricordai. “Non è una bambina che possiamo mettere in punizione” “Neanche a diciannove anni è un’adulta”, ribatté lui. Non aveva torto. Eravamo intrappolati nello spazio grigio tra il desiderio di proteggerla e quello di controllarla.
Quando le chiesi, a bruciapelo, se si trattava di una relazione sentimentale, si mise a ridere. Il suo volto era illeggibile e, forse, un accenno di tristezza intorno ai suoi occhi mi inquietò. “Lo stai facendo di nuovo. Immaginare il peggio”, disse. Eppure non ci diede altro. Dovevamo accontentarci di questa vaga negazione, se di questo si trattava.