Non aveva voluto chiamare nessuno durante la notte. Ma quando spuntò l’alba e il bambino mugolò, Elise vide la sua espressione ammorbidirsi. “Forse mia madre”, sussurrò infine, quasi come se stesse confessando un crimine. L’infermiera le passò il telefono e lei lo fissò a lungo prima di comporre il numero.
Elise si aspettava un sollievo all’arrivo di sua madre: una riunione, un conforto e forse anche una risata. Invece, una donna di mezza età con un cappotto sartoriale entrò nella stanza come se stesse entrando in una riunione del consiglio di amministrazione. “Olivia, tesoro”, disse, con un sorriso sottile. “Ci hai fatto prendere un bello spavento, non avendoci avvisato prima”