Durante la terapia, si esercitarono a parlare di turbolenze. Lui imparò a dire: “Sono ansioso, voglio correggere”, invece di condurre ispezioni silenziose. Evelyn disse: “Mi sento gestita”, invece di cadere nella conformità. All’inizio le frasi suonavano goffe, poi abbastanza fluide da farle superare serate che di solito si concludevano con un’educata distanza.
I giorni si accumulavano senza una seconda doccia. Il PROTOCOLLO D’INGRESSO fu tolto, sostituito da un piccolo gancio per le chiavi e da una ciotola per le monete. Aveva lasciato le scarpe un po’ storte, se ne accorse, ma non le aggiustò. Sorrise per l’asimmetria, come chi individua un bel fiore di campo in un prato.