Evelyn infilò la chiave nella serratura, ma Aaron bloccò la porta con un disinfettante in mano e un sorriso tranquillo. “Polsi”, disse, appannandola come se fosse merce di contrabbando mentre i vicini facevano finta di non guardarla. “Scarpe in linea. Borsa nel cestino. Doccia, subito” Le consegnò un PROTOCOLLO D’INGRESSO stampato.
Il vapore si alzò mentre lui la cronometrava dall’esterno, con voce gentile e precisa. “Due minuti per la schiuma. Dieci per le unghie” Guardò le goccioline che si muovevano sul bordo dello specchio e provò un brivido di incredulità: quando l’assistenza ha cominciato a sembrare un controllo doganale? Quando la casa è diventata il posto di blocco che doveva superare?
Anche lo specchio portava con sé una lista di controllo: sequenza di risciacquo, piegatura dell’asciugamano, pulizia della maniglia della porta. “Bentornata”, chiamò lui, ispezionandola affettuosamente. Evelyn premette i palmi delle mani sulla porcellana della camera da letto per stabilizzarsi. Da qualche parte tra l’affetto e la verifica, qualcosa era cambiato. Questo, si rese conto, era nuovo, ma forse non era nemmeno del tutto nuovo..