Calder lo spinse indietro dalla porta, insistendo perché Evan si allontanasse dalle finestre. La sua voce tagliò la stanza come una lama. “Non farti vedere” Evan obbedì senza volerlo, turbato dalle mani tremanti di Calder, dallo sguardo acuto e dal modo innaturale in cui continuava a guardare verso la sottile luce del mattino.
Cercando di calmarsi, Evan chiamò un collega, sperando in un accenno di normalità. La chiamata restituì solo un segnale di occupato, continuo, meccanico e snervante. Il suo ufficio non aveva mai linee occupate all’alba. Evan riattaccò lentamente, sentendo la mattina inclinarsi in qualcosa di sconosciuto, come se il mondo si fosse silenziosamente riorganizzato.