Quando ha prenotato il biglietto due settimane fa, non ha esitato. Era più di quanto spendesse di solito per viaggiare in treno, ma non si trattava di soldi. Si trattava di silenzio. Ha scelto appositamente il vagone tranquillo, un posto riservato con un ampio finestrino e più spazio per le gambe. Una piccola bolla di tranquillità ritagliata solo per lui.
Niente telefonate. Niente bambini che piangono. Niente musica ad alto volume. Solo il ronzio dei binari, il fruscio degli alberi e forse, se gli dei del treno fossero stati gentili, una tazza di caffè decente dal vagone bar. Ne aveva bisogno più di quanto volesse ammettere.