Qualcuno dietro di loro: “C’è un motivo per cui la chiamano la macchina silenziosa” Un’altra voce, bassa ma chiara: “Lo ha lasciato andare avanti così” Lo sguardo della madre vacillò. Si guardò intorno. I volti si erano voltati. Non tutti, ma abbastanza. Nessuno la guardava direttamente, ma lei ne sentiva il peso: il silenzio, il giudizio, la condanna silenziosa che si stratificava in ogni sguardo.
Abbassò gli occhi. Poi guardò suo figlio. La sua espressione si indurì. “Guarda cosa hai fatto”, sibilò sottovoce. Il ragazzo si contorse. “Era solo acqua…” “Solo acqua?”, sbottò lei. “Mi hai messo in imbarazzo. È un’ora che prendi a calci il sedile di quell’uomo. Ti ho detto di stare fermo. Ma no”