Daniel la studiò ancora per un attimo. Taglio pulito, sulla trentina. Cappotto firmato. Una tazza da caffè riutilizzabile infilata nella tasca del sedile. Non riuscì a sentire la sua musica, ma dall’intensità del suo scorrere, probabilmente si trattava di un podcast su un vero crimine o di una serie di cinque puntate sul burnout sul posto di lavoro. Qualcosa di così “rilassante”.
Sembrava una persona che avrebbe dovuto saperlo bene. Il treno rimbombava leggermente mentre prendeva velocità, il paesaggio esterno cominciava ad allungarsi e a confondersi. I palazzi degli uffici lasciavano il posto ai parcheggi. Poi agli alberi. Poi ad ampi campi aperti.