L’agente Emmanuel “Manny” Hart non si aspettava alcun movimento nel mucchio di rifiuti, solo il familiare fruscio del vento lungo il vicolo che percorreva ogni notte insonne. Ma stanotte qualcosa si muoveva sotto il cartone rotto, rapido e deliberato. Il polso gli saltò quando si avvicinò, con la torcia che gli tremava in mano.
Un basso ringhio uscì dall’ombra, bloccandolo sul posto. Due occhi gialli scintillarono tra i sacchetti di plastica: un animale accovacciato in basso, teso verso qualcosa di nascosto. L’istinto di Manny avvertiva il pericolo, ma il tremito della creatura lo fece fermare momentaneamente.
Abbassò il fascio di luce, centimetro dopo centimetro, fino a quando non colse una piccola mano pallida che spuntava da sotto la spazzatura. Il respiro di Manny si fermò nei polmoni. Il cane si trovava sopra un bambino piccolo, raggomitolato, immobile e freddo come il ghiaccio. Il suo peggior sospetto gli balzò subito agli occhi: qualcuno aveva lasciato qui un bambino!