Prima di uscire, il detective più giovane si fermò accanto a Valorian. “Sei un bravo ragazzo”, disse dolcemente. Lui alzò la testa, solenne come un sacerdote. Tra loro passò qualcosa di non detto, forse il rispetto. Poi si voltarono verso le porte. Elena li guardò andare via, ignara che il vero indizio era ancora seduto pazientemente ai suoi piedi.
Le ore passarono, scandite solo dal morbido sibilo delle macchine e dai sospiri ritmici della bambina addormentata. Ogni volta che Elena alzava lo sguardo dalla sua cartella clinica, trovava lo stesso spettacolo: Valorian al vetro, paziente, vigile, in attesa. Nemmeno gli addetti alle pulizie riuscivano a scacciarlo.