Strinse la mascella, digrignando i denti contro il dolore, e si costrinse a rotolare. La creatura avvolta nella coperta giaceva a pochi metri di distanza, intatta. Sussultava dolcemente. Raymond gemette, si mise in ginocchio e strisciò verso di lei.
Si tirò il fagotto contro il petto e si alzò, un piede alla volta, con il respiro affannoso. Barcollò fino al furgone, aprì la portiera del passeggero e posò delicatamente la creatura sul sedile. Poi si mise al volante, con tutti i muscoli della schiena che urlavano di protesta.