Il cane abbaiò una volta, acuto e ferino, prima di ricadere in un mugolio tremante. La sua coda si arricciò, il corpo era uno scudo, gli occhi umidi per l’impossibile conflitto tra protezione e supplica. I soccorritori si scambiarono uno sguardo, la tensione era tesa come un filo.
“Piano”, mormorò l’addetto al controllo degli animali, abbassando leggermente il palo. Fece cenno agli altri di aspettare, poi si avvicinò, con la mano rivestita di guanti che si avvicinava al tessuto. Tina tratteneva il respiro, le unghie scavavano mezzelune nei palmi, ogni secondo era interminabile.