Per la prima volta dopo settimane, Carol espirò senza sentire i polmoni collassare. Si concesse di sognare la calma: che sua figlia trovasse l’equilibrio, che gli insegnanti vedessero la ragazza sotto la figura del piantagrane. Quella sera, mentre piegava il bucato, sussurrò a se stessa: “Forse questa volta funzionerà”
La fragile pace si infranse il pomeriggio successivo. Diane varcò la porta d’ingresso facendo cadere la borsa con un tonfo. “Indovinate un po’”, disse con un sorriso che non le arrivava agli occhi. “Abbiamo un nuovo preside. E non crederete mai al nome: Winters. Oscuro, no?” Carol si bloccò prima ancora di sentirlo.